L’UNIONE EUROPEA E LA NUOVA AGENDA PER IL MEDITERRANEO

di Franco Piro

A settembre il Parlamento europeo ha votato un atto di indirizzo (Raccomandazione)  alla Commissione e all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,  concernente il partenariato rinnovato con il vicinato meridionale – una nuova agenda per il Mediterraneo.

Una nuova Agenda per il Mediterraneo è l’ atto che l’Unione Europea ha adottato a febbraio del 2021 in materia di rapporti con la sponda sud e orientale del Mediterraneo, accompagnata anche da un piano economico e di investimenti incentrato su cinque priorità: Lo sviluppo umano, la buona governance e lo Stato di diritto; La resilienza, la prosperità e la transizione digitale; La pace e la sicurezza; La migrazione e la mobilità; nonché La transizione verde: la resilienza ai cambiamenti climatici, l’energia e l’ambiente. Il Parlamento Europeo ha avvertito adesso  il bisogno di intervenire,  sia per aggiornarne i contenuti alla luce soprattutto della guerra di aggressione scatenata dalla Russia contro l’Ucraina che così tante conseguenze negative sta avendo nell’area mediterranea, sia per rafforzare alcuni capisaldi dell’Agenda e specificarne più puntualmente le azioni.

La necessaria e prioritaria attenzione che l’Unione europea deve avere per il Mediterraneo e per i paesi che vi si affacciano, aveva avuto un primo consistente approdo  nel novembre 1995 quando l’allora Comunità europea ha firmato la dichiarazione di Barcellona. Nel 2004, a seguito dell’allargamento che ha visto l’adesione di nuovi Stati membri orientali e meridionali, l’Unione europea ha deciso di avviare la politica europea di vicinato, la quale comprende le dimensioni orientale e meridionale dell’UE e mira a far progredire il dialogo e la cooperazione con i paesi vicini. Tale politica è stata successivamente aggiornata nel 2015 ed è stata per molti anni integrata da uno strumento finanziario specifico per l’azione esterna dell’UE, ora sostituito dallo strumento denominato NDICI. Nel frattempo, nel 2008, si era dato vita alla Unione per il Mediterraneo, fortemente voluta dai francesi.

Il Parlamento considera la regione del Mediterraneo come una zona di importanza strategica vitale e complementare per l’Unione europea, prende atto che a più di 25 anni dalla dichiarazione di Barcellona, la maggior parte degli obiettivi non è stata pienamente raggiunta; che le relazioni tra l’UE e i suoi partner mediterranei devono essere rafforzate al fine di affrontare le sfide comuni e trarre vantaggio dalle opportunità condivise.

I vicinati meridionale e orientale dell’UE sono strategici per l’Unione in vari settori, tra cui la stabilità e la sicurezza, la sicurezza energetica, la gestione dei conflitti e del rischio di terrorismo, la lotta ai cambiamenti climatici, gli scambi commerciali, la sicurezza delle catene di approvvigionamento e l’accesso diversificato ai mercati, nonché la gestione della migrazione, e in quanto possono promuovere i diritti umani e le riforme democratiche, nonché per la tutela dell’ambiente.

La Raccomandazione si sofferma su alcune gravi criticità presenti nell’area. Tra queste la crisi generata dalla pandemia da COVID-19 e le ripercussioni della guerra in Ucraina sulla sicurezza alimentare, che hanno accentuato il rischio di un’ulteriore destabilizzazione, viste le sue gravi conseguenze socioeconomiche.

La guerra di aggressione russa contro l’Ucraina ha messo in luce la minaccia rappresentata da paesi terzi (Russia, Turchia, Cina) che cercano di acquisire il controllo politico ed economico della regione mediterranea. La UE deve rispondere riaffermando il suo ruolo di partner privilegiato e di principale punto di riferimento politico, economico e democratico per i paesi del vicinato meridionale in ambiti quali i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto, la sicurezza, la migrazione, la lotta contro i cambiamenti climatici e l’inquinamento, basti pensare che il Mediterraneo ospita 510 milioni di persone ed è il mare di grandi dimensioni più inquinato al mondo,  i rifiuti marini sono uno dei principali fattori di crisi della biodiversità e costano ai settori del turismo, della pesca e marittimo circa 641 milioni di EUR l’anno.

La Raccomandazione considera che lo sviluppo, la sicurezza, la stabilità e la democrazia nel vicinato meridionale sono strettamente correlati all’effettiva integrazione socioeconomica delle donne, dei giovani e dei gruppi discriminati, come le persone LGBTQI+, ai diritti fondamentali delle minoranze religiose, culturali ed etniche e agli spazi aperti in cui i cittadini e la società civile indipendente possono esprimersi, agire e condividere liberamente idee e opinioni.

La parte impegnativa della Raccomandazione riguarda una articolata e complessa matrice di problemi:

Innanzitutto affronta il tema delle risorse necessarie e adeguate per un’attuazione tempestiva ed efficace della nuova agenda per il Mediterraneo sulla base degli obiettivi e delle priorità definiti congiuntamente con i paesi partner del vicinato meridionale  introducendo anche  una condizionalità positiva.

Sollecita il rafforzamento del dialogo e la cooperazione per promuovere la prevenzione dei conflitti e il consolidamento della pace, la lotta alla pirateria, la sicurezza marittima e la lotta al terrorismo, alla radicalizzazione e all’estremismo.

Viene ripreso il tema della sicurezza alimentare dei paesi del Mediterraneo meridionale che incontrano difficoltà in tal senso e si invita ad  elaborare una risposta politica e di assistenza solida, resiliente e sostenibile a tal fine, anche basandosi sul dispositivo per l’alimentazione e la resilienza,  anche per promuovere sistemi agricoli sostenibili e locali nonché pratiche agricole a minore intensità di rendimento e più attente al clima; si ricorda che l’insicurezza alimentare nella regione è aggravata dalle conseguenze dell’emergenza climatica, in particolare dalla siccità e dall’aumento delle temperature estreme.

Si spinge per attuare in via prioritaria strategie volte a ridurre la povertà, la programmazione per un più ampio accesso dei giovani e delle donne all’istruzione generale e superiore, unitamente a finanziamenti adeguati per l’accesso all’istruzione della popolazione in generale, e per eliminare e scoraggiare i discorsi d’odio che fomentano la discriminazione e la violenza e sostenere politiche e iniziative volte a proteggere le minoranze e a combattere le manifestazioni di intolleranza, razzismo, omofobia, xenofobia e le forme di intolleranza religiosa.

A tale ultimo proposito occorre concentrare gli sforzi per favorire il dialogo interculturale e interreligioso, affrontare congiuntamente il fondamentalismo religioso, la discriminazione, l’odio anti-islamico e l’antisemitismo e combattere insieme contro la radicalizzazione, l’incitamento all’odio e alla violenza e il terrorismo. Sostenere l’attuazione e la ratifica delle convenzioni internazionali tese a contrastare la violenza nei confronti delle donne.

Un capitolo importante è quello relativo alle migrazioni, là dove il punto di partenza è rappresentato dal riconoscimento di una migrazione legale tra i paesi del vicinato meridionale e l’Europa, gestita sulla base dei principi di solidarietà, equilibrio e responsabilità condivisa, combattendo nel contempo il traffico e la tratta di esseri umani.

La UE, i suoi Stati membri e i suoi partner del vicinato meridionale devono perseguire politiche migratorie che rispettino pienamente i diritti umani dei migranti e dei rifugiati sanciti dalle normative internazionali, regionali e nazionali; va intensificato l’impegno dell’Unione nei paesi in cui i difensori dei diritti umani e le organizzazioni della società civile e della comunità, comprese quelle che tutelano le vite dei migranti e dei richiedenti asilo, sono minacciate; riconoscere e finanziare adeguatamente l’importante e indispensabile lavoro delle organizzazioni umanitarie. Garantire che i finanziamenti destinati alla migrazione nel vicinato meridionale nel quadro dell’NDICI siano assegnati in via prioritaria a programmi volti ad affrontare le cause profonde degli sfollamenti forzati, anche migliorando il tenore di vita nella regione;

Rilevata la centralità della lotta ai cambiamenti climatici, si invita a sostenere le iniziative faro in materia di salvaguardia del clima contenute nel piano economico e di investimenti per il vicinato meridionale; si ricorda che l’accesso all’acqua, la riforestazione, la decarbonizzazione, l’economia circolare, l’adozione di un modello aziendale basato su fonti energetiche rinnovabili e l’accesso a tali fonti saranno fondamentali per la neutralità climatica del vicinato meridionale e per proteggerlo dagli effetti dei cambiamenti climatici; si rammenta inoltre che ciò, a sua volta, aumenterà la capacità dell’Unione di conseguire i suoi obiettivi di neutralità climatica; occorre favorire il dialogo e la cooperazione regionali in materia di gestione sostenibile delle risorse idriche, sostenere ulteriori investimenti nelle fonti di energia rinnovabili, quali l’energia eolica, l’energia solare e l’idrogeno verde, nella regione.

Una questione centrale nella transizione ecologica è quella della transizione energetica dove occorre promuovere con urgenza misure volte a rafforzare la capacità di interconnessione tra l’UE e i paesi del Mediterraneo meridionale e orientale che producono gas naturale e altri tipi di energia, attraverso i pertinenti punti di interconnessione (hub) dell’Unione; prendere in considerazione, in particolare, gasdotti, infrastrutture portuali e altre infrastrutture e tecnologie che siano pronti per l’idrogeno verde, onde evitare un effetto “lock-in” sia nell’Unione che nei paesi del vicinato meridionale, a beneficio di tutti i paesi produttori e di tutti gli Stati membri; ribadire che la dipendenza dal petrolio e dal gas naturale dovrebbe essere ridotta a tempo debito attraverso una transizione verde onnicomprensiva in linea con il Green Deal europeo, e sostenere le transizioni verdi anche nei paesi del vicinato meridionale. Promuovere altresì l’interconnessione elettrica nell’ambito della diversificazione delle risorse energetiche dell’UE e potenziare il suo approvvigionamento energetico da fonti di energia rinnovabili.

C’è poi un vasto a e articolato capitolo dedicato al diritto internazionale e ai diritti.

Innanzitutto si perora il dialogo con tutti i partner del vicinato meridionale per elaborare politiche basate sull’Agenda 2030 e sui suoi OSS e volte a rafforzare lo Stato di diritto, la buona governance e il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.

Si incoraggia il Consiglio Europeo a servirsi appieno del regime globale di sanzioni dell’UE in caso di gravi violazioni dei diritti umani nella regione, includendovi  gli atti di corruzione; a  invitare i partner interessati a introdurre una moratoria immediata sull’uso della pena di morte, quale passo verso l’abolizione della stessa, e a commutare tutte le condanne a morte;

Viene dato rilievo alla integrazione dei diritti economici e del lavoro nella nuova agenda, nonché al lavoro dignitoso, lo sviluppo sostenibile e le norme internazionali in materia di lavoro; porre fine al lavoro minorile, garantire il diritto a una retribuzione e a un’indennità e la libertà sindacale, nonché porre fine alla schiavitù e alla discriminazione, tenendo conto anche della necessità di fornire una protezione adeguata ai rifugiati nella regione; promuovere l’inclusione delle donne e dei giovani nelle strutture sindacali e negli spazi politici.

Si chiede di presentare un  piano d’azione dell’UE volto a combattere l’impunità per i crimini contro l’umanità, come richiesto dal Parlamento nel marzo 2021, dando immediata priorità alla Siria, che ha vissuto il conflitto con il maggior numero di vittime nella regione degli ultimi decenni, e sottolineare la necessità di adoperarsi per conseguire una Libia stabile, sicura, unita e prospera.

Contribuire al processo di pace in Medio Oriente, sulla base di una soluzione dei due Stati, che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza entro i confini del 1967, con scambi di territori equivalenti concordati di comune accordo e Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati; ricordare che gli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati sono illegali ai sensi del diritto internazionale;  chiedere che non proseguano la costruzione di insediamenti e gli atti di terrorismo, in quanto costituiscono una violazione del diritto internazionale; riconoscere l’importanza dell’assistenza finanziaria dell’UE all’Autorità nazionale palestinese e alla società civile palestinese sul campo, in particolare nel fornire sostegno alla popolazione in tempi di grave crisi alimentare e carenza energetica.

Si sottolinea l’opportunità che con la nuova agenda per il Mediterraneo si stabilisca un quadro solido per il dialogo e la cooperazione in tutto il Mediterraneo, inteso alla tutela e alla promozione del patrimonio culturale, nonché alla sua valorizzazione, anche al fine di promuovere ulteriormente il turismo e le opportunità economiche.

Con questa Raccomandazione il Parlamento europeo ha colto l’occasione di sviluppare una ampia visione strategica su Europa e Mediterraneo, rilanciando la stringente necessità, per i paesi di tutte le sponde, meridionale, orientale e occidentale, di una sempre più continua ed efficace azione di cooperazione nei settori decisivi della economia, dei rapporti internazionali, dei diritti, dell’ambiente. Mancano tuttavia indicazioni chiare sugli aspetti militari, così come si è avuto poco coraggio ( per mancanza di condivisione) nell’affrontare la problematica del soccorso in mare, dell’accoglienza e della redistribuzione territoriale dei migranti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Follow by Email
Facebook
INSTAGRAM